martedì 22 marzo 2011

20 Marzo 2011, Maratona di Roma: 126.585 metri di passione



Nella splendida cornice Capitolina si è disputata la 17-sima edizione della Maratona di Roma. Tracciato classico. Definito come tra i più spettacolari al mondo, con passaggi per oltre 500 luoghi di valore storico, archeologico, religioso ed architettonico. I Fori Imperiali, Piazza Venezia, Basilica di San Paolo, Lungotevere, Piazza San Pietro con vista Vaticano, Foro Italico, Piazza Navona, via del Corso, Piazza del Popolo, Piazza di Spagna, Fontana di Trevi, Colosseo per tornare in via dei Fori Imperiali e tagliare il traguardo.
I numeri che hanno caratterizzato questa edizione sono: 16.188 iscritti provenienti da 84 nazioni, di cui 9.147 italiani e 7.041 stranieri. Di questi, 556 dalla Campania di cui 3 dell’Atletica San Nicola che rispondono al nome di Giuseppe Tedesco, Ciro-77 Pascarella e Paolo Rauci.

Passiamo ora alla cronaca.

Il Tedesco, di nome e di fatto, con “maniacale precisione germanica” ha tenuto la media di 4:08 min/km per i primi 30km. Media assolutamente costante, come da programma, per arrivare all’appuntamento al momento giusto.
E certo, mica si arriva tardi agli appuntamenti! Soprattutto se l’appuntamento è con un paio di leprotti portati al seguito dalla città natia. Soprattutto se uno è il nostro presidente, Nicola D’Andrea, e l’altro è Mario Salvo.
Si perché i due lo aspettavano al 30° per finire insieme una gara che solo Giuseppe aveva iniziato. Per dargli quella carica necessaria e per provare a rompere il muro delle 3 ore. Per provare a dargli quel passo che, si sa, inesorabilmente inizia a venire meno sotto la fatica fisica e psicologica.
Ma è a cavallo tra il 35° e 36° che si affaccia il primo imprevisto. Un dolore al fianco si presenta con insistenza. Sarà forse il glicogeno che è finito, sarà forse la testa, ma sembra non essercene più. Ed è qui che entrano in azione i leprotti, che spronano Giuseppe e lo rassicurano.
Superato il primo scoglio, arriva puntuale il secondo. Un dolore acuto all’altezza del piriforme, muscolo che si trova al centro del gluteo, blocca letteralmente il nostro atleta! Ed è in questi casi che si scoprono le virtù nascoste di ognuno di noi. Mario con sapiente maestria gli massaggia per un minuto e mezzo la parte dolorante e riesce a farlo ripartire. Da questo momento l’azione dei leprotti è tutta psicologica, tesi a spronare Giuseppe e attenti ad arginare i continui attacchi da parte del servizio d’ordine che cercano continuamente di mandarli fuori dal tracciato di gara, essendo ambedue senza pettorale. Il primo a soccombere è Mario, mentre Nicola riesce a tenere duro fino a poche centinaia di metri dall’arrivo conducendo il nostro Giuseppe, considerato tutto, ad un risultato eccellente. Sarà pure rimasto l’ultimo frammento di mattoncino su quel “muro delle 3 ore”, ma 3 ore e soli 54 secondi, sono decisamente un grande risultato.

Ciro invece, reduce da una tendinite che lo ha costretto ad allenamenti ridotti, ha utilizzato tutti gli elementi necessari per portare a termine una maratona, gestendo perfettamente le gambe, i polmoni, la testa e il supporto del pubblico. Tutto questo però fino al 41°. Il 41°. Dove è arrivato con un’andatura un po’ meno “germanica”, ma decisamente efficace, registrando appunto un passo di 4:41 min/km.
Ed eccolo lo scoglio. Si presenta proprio al 41°. Non è possibile! Non si può!
Un dolore lo aggredisce a tradimento nel modo più subdolo. Di schianto sente le gambe fermarsi, trasformate in rigide zavorre lignee, costringendolo a sedersi di botto a terra.
Il passaggio inesorabile delle circa 800 paia di gambe che fino a quel momento erano dietro, non lo fermano del tutto. Si perché, ci saranno pure voluti circa 10 minuti e l’intervento di un paio di soccorritori per riuscire a rialzarlo da terra, ma Ciro riparte alla volta del traguardo per percorrere gli ultimi 2000 metri circa alla media di 8:58 min/km (sicuramente i più lenti della sua carriera podistica) e quindi chiudere con, nonostante tutto, uno splendido 3:28:17. 
“Da rifare con il giusto allenamento... per il momento ho l'amaro in bocca... elemento necessario per migliorarsi!” è il commento di Ciro.

Paolo, infine, arrivato a Roma con l’obiettivo delle 3 ore e 30 minuti, ha portato una condotta di gara eccellente. Sapientemente gestita rispetto alle sue caratteristiche.
I primi 5 km li ha condotti ad un passo ridotto, causa forse la tensione, per poi recuperare il passo programmato. Le gambe girano, un po’ di stanchezza fa capolino, ma tutto è assolutamente sopportabile e gestibile fino al fantomatico “muro del 37° km”, che è un po’ come la crisi del 7° anno per i matrimoni. Una volta superata, è fatta! Su questo fenomeno la bibliografia ha scritto fiumi di parole per spiegarlo. Secondo alcuni esperti la crisi alberga più nella testa che nelle gambe. Un fenomeno che sembra essere un fenomeno di massa per i maratoneti, tant’è che Paolo ha pensato per un attimo di non riuscire a chiudere il suo percorso, sconfortato anche dallo spettacolo che gli si proponeva intorno, con diversi atleti in crisi e che si fermavano.
Cosa si fa in questi casi? Non lo sappiamo! Sappiamo però che Paolo ha stretto i denti ed è riuscito ad gestirsi nel migliore dei modi, nonostante il finale si presentasse in leggera salita rendendo le cose ancora più difficili. Difficili si, ma non tali da rovinargli la festa del 3:30:25 ….  come da programma!

126.585 metri di sacrificio, di sofferenza e di controllo assoluto.
126.585 metri di passione.

maurizio

8 commenti:

  1. Eroi! la storia di un impresa da raccontare, per ciascuno... cosa vi frullava in nella mente dopo 30, 35, 40 km? .. quando si sente una fatica sproporzionata, al limite della sopportatazione e si deve andare avanti. Bravissimi e complimenti !

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  2. non ho parole..se non che leggendo questo articolo..ho riso per la storia dei leprotti...mi sono commossa per tutte le vicissitudini vissute dai tre...anzi dai 5..e concludo osservando che nella cornice di Roma è stata un'impresa degna del poema dei poemi..l'Eneide!

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  3. Preparare una maratona ci vuole tempo, sudore impegno, e una botta di fortuna, complimenti a Tedesco pur lavorando e una famiglia sulle spalle ha fatto una maratona degna di nota, e anche gli altri podisti, ottimo risultato.

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  4. Penso che sia divertente anche l'immagine, conoscendo i figuri, del servizio d'ordine che tenta, e dico tenta, di buttare fuori dal percorso i leprotti che tengono testa agli attacchi. Non ce la faccio, mi ammazza dalle risate.

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  5. Caro anonimo...la maggior parte dei runner di mia conoscenza almeno..soprattutto tra quelli che gareggiano..lavorano e hanno famiglia..i complimenti credo vadano a tutti a questo punto...e Maurizio anche io quando penso ai leprotti rido fino alle lacrime..vivere questo sport è anche questo..solidarietà e supporto fisico e morale per i compagni..e rischiare le mazzate per questo...ahahahah

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  6. ... si però avere al seguito due amici che sono capaci di tirarti psicologicamente e podisticamente, di farti il massaggio e rimetterti in piedi, di arginare gli attacchi del servizio d'ordine e portarti al traguardo in un tempo stratosferico (è il secondo della ns podistica) non è mica semplice. Tieni conto che Nicola e Mario erano lì solo per questo!
    Plauso ai leprotti.

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  7. Saranno celebrati come meritano. Gli concederemo una serata da soli con Pasquale Maiello che gli racconterà di tutte le maratone a cui ha partecipato, una alla volta, con la dovizia di particolari. Racconterà certamente dello stratosferico tempo finale, dei vari passaggi, degli avversari, del cibo del posto, delfolklore, del viaggio, dei compagni di viaggio, degli incontri sul treno e sull'aereo,del tipo di treno e di aereo, delle crisi e degli infortini, suoi e dei compagni, ecc. ecc.

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